ITALIANI IN MOLDOVA

INTERVISTA A SILVANO CORDIOLI

UN IDEALISTA DEL LAVORO

Primo italiano immigrato in Moldova,

Silvano Cordioli, in qualità di tecnico supervisore,

dirige la linea di produzione

di una grande azienda calzaturiera.

Per l’alto livello della sua prestazione

e il serio impegno professionale

rappresenta davvero un modello inimitabile

del lavoro italiano nel mondo.

1. Ci dica: per quale circostanza e per quale motivazione si è stabilito in Moldova?

- La circostanza della mia venuta in Moldova fu curiosamente inaspettata. Nel 1993 ero residente in Romania, occupato nel mio settore lavorativo. Un certo giorno sono venute alcune persone a trovarmi: si trattava di una commissione di tecnici moldavi inviati dalla ditta Zorile di Chisinau, proponendomi la prospettiva di collaborare, in qualità di tecnico, a un progetto di sviluppo della loro produzione calzaturiera. Si parlò di questioni inerenti a lavoro, della realtà produttiva, e naturalmente del progetto. Ma quell’incontro non fu decisivo. Dopo qualche tempo fui invitato a visitare la Moldova. Ne ebbi una buona impressione; soprattutto dopo i colloqui tenuti con direttore generale della Zorile Sig. Iacovlenco. Era l’Ottobre del 1994. La fabbrica aveva però bisogno di strutture, di operai e soprattutto di un atteggiamento positivo ed entusiasta da parte dei collaboratori. Procedemmo ad alcune prove di campionatura, poi finalmente arrivò un primo contratto: si trattava di produrre circa 60 mila paia di calzature in un ciclo di 6 mesi. Non fu facile mettere insieme il numero necessario di operai e tecnici specializzati, ma ottenemmo il traguardo desiderato. Oggi nel 2007 produciamo circa 250- 300 mila paia di scarpe all’anno.

2. Quali difficoltà ha incontrato nell’integrarsi in questo paese?

- Non ho trovato alcuna difficoltà. A parte alcune fastidiose limitazioni burocratiche che in verità in Italia non esistono. Ma poichè i miei intenti e i miei obiettivi richiedevano serietà e senso di responsabilità ho dovuto adattarmi. Come d’altra parte accade quando ci si trova in un paese straniero.

3. In cosa consiste esattamente la sua prestazione?

- Sono semplicemente un tecnico, ma dovendo aver cura che il lavoro sia svolto nel migliore dei modi, devo essere presente e attivo, continuamente a contatto con gli amministratori e gli operai della fabbrica...

4. Come si delinea il suo rapporto con i dipendenti?

- Tenendo conto che quotidianamente mantengo i rapporti con circa 300 persone non ho tempo di annoiarmi ed essendo responsabile dei miei operai devo saper trattare con loro nel pieno rispetto di ciascuna individualità professionale.

5. Vuole dirci qualcosa sulla sua vita privata?

- Finora la mia vita privata si è svolta tutta in positivo. Vivere in Moldova mi piace. Non esiste lo stress, come in Italia. Non nego che talora vi siano dei problemi. Del resto molto dipende da come si gestisce la propria vita. Qui ho scelto di farmi una famiglia. E sono stato fortunato a trovare un’ottima moglie che amo e che mi sostiene. In poche parole... non posso lamentarmi.

(Intervista a cura di D. P.)