LA SCOMPARSA DI UN GRANDE DELLA MUSICA

A RICORDO DI LUCIANO PAVAROTTI

Impareggiabile artista,

definito il tenore del secolo,

Pavarotti lascia di sè

un ricordo incancellabile.

Chi scrive ha avuto l’occasione (e il privilegio) di conoscere personalmente Luciano Pavarotti: nell’estate del 2001 presso la sua villa di Pesaro. Fu un incontro breve, ma sufficiente a comprendere che egli aveva la piena coscenza del suo valore d’artista e che da sempre aveva sentito il dovere di partecipare e offrire a quanti più possibile il dono della musica. Non a caso, quando salutava la folla, sorridendo con il suo carismatico sorriso, levava in alto le braccia, quasi a voler accogliere tutti indistintamente in un unico grande abbraccio. Lo si è definito il “tenore del secolo”. Ma è da ritenersi, d’azzardo forse, che questo titolo lo avrebbero del pari meritato altri tenori (Caruso, Gigli, Pertile, Del Monaco, Di Stefano, Corelli) per non dire di Domingo e Carreras. Tuttavia, per un certo aspetto Pavarotti è stato davvero l’indiscusso tenore del secolo: per aver proposto e fatto apprezzare la musica colta anche ai più semplici, anche ai più sprovveduti. Pavarotti in tal senso ha dominato la sua epoca e un intero secolo: valendosi dei mezzi di comunicazione di massa (radio, TV, CD), esibendosi nelle piazze e negli stadi, in concerti che richiamavano moltitudini oceaniche, affiancandosi a cantanti rock, pop..., divenendo persino ancor più popolare di essi. In questo consiste il fenomeno, se non il prodigio, delle sue inarrivabili performances. Luciano Pavarotti ha indotto tutti noi a riflettere su una verità: che l’uomo non è soltanto un vorace consumista, che inghiotte alcool e droga, che scatena guerre inutili, che uccide gli innocenti e compie quant’altro di terribile ben sappiamo sia capace. Pavarotti con il suo canto ci ha illuminato tutti. Nel linguaggio universale della musica, categoria sublime dello spirito umano, ha saputo ricordarci che possiamo vivere nella pace, nella libertà, nella tolleranza, nel rispetto reciproco. Questo il grandioso messaggio, questa l’eredità spirituale che Pavarotti ci lascia. Si considerava un uomo fortunato e felice, perciò ha impegnato parte dei suoi guadagni in beneficenza, in tali e tante azioni umanitarie da perderne il conto. Un’ultima notazione. Dentro e fuori della Cattedrale di Modena, dove si sono svolti i funerali, si erano adunate circa 15 mila persone, tra cui qualche centinaio di cittadini moldavi che il demone della povertà ha allontanato dalla propria terra. Il significato di tale presenza ciascuno può intuirlo da sè.